Boom della patata della Sila Igp: ne vanno tutti pazzi

Il percorso di crescita costante è iniziato con il riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta.

Buona, protetta, unica.

È il “claim” della patata della Sila Igp, che racchiude la storia e l’identità di un prodotto che dall’altopiano calabrese in pochi anni ha scalato il mercato di settore, posizionandosi nella fascia premium in tutte le più grandi insegne della Grande distribuzione a livello nazionale. E facendo segnare un vero e proprio boom di fatturato.
Un percorso di crescita costante iniziato con il riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta per la Patata della Sila, ottenuta grazie all’attività del ‘Consorzio produttori patate associati’ (Ppas), che opera dal 2003, e che ne è stato promotore. “Il Consorzio -racconta in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia il direttore Albino Carli- è partito nel 2003 con l’obiettivo di ottenere appunto il marchio Igp per la patata della Sila. Marchio che è arrivato poi nel 2010. Da quel momento è partita una strategia nazionale per la commercializzazione della patata della Sila che fino a quel momento era venduta esclusivamente nel territorio regionale e in quelli limitrofi come Sicilia, Campania e Puglia. 
Oggi il nostro prodotto si trova in tutte le principali insegne della grande distribuzione organizzata ed è inserito nella cosidetta fascia premium”, rimarca Carli, terza generazione di coltivatori di patate e un nonno partito dal Trentino nel 1948 per raggiungere l’Altopiano Silano e iniziare a coltivare patate su larga scala.
Un ritorno economico importante per le aziende silane, quello oggi derivante dalla coltivazione della patata. “L’obiettivo della nostra azione è stato quella di arrivare a un prezzo che potesse permettere alla filiera dei produttori di rientrare dai costi di produzione e allo stesso averne una remunerazione dignitosa. Siamo passati da un fatturato di 400mila euro nel 2010 ai 10 milioni di euro dell’anno scorso. Abbiamo 80 soci, e ci sono aziende di diverse dimensioni, dalle piccole alle medie fino a quelle più grandi. Abbiamo 80mila quintali di conferimento annuo di prodotto, il 40% dell’intera produzione silana. E ogni anno ci sono nuovi produttori che entrano nel consorzio e che devono seguire i dettami del disciplinare di produzione”, sottolinea Carli.
Numeri importanti che testimoniano il successo del prodotto, che sottolinea Carli, ha delle caratteristiche organolettiche uniche. La Patata della Sila Igp infatti è frutto di una coltivazione eco-compatibile che avviene ad un’altitudine media di 1.200 m.s.lm., in un ambiente incontaminato, dove insiste il Parco Nazionale della Sila. Per queste caratteristiche oltre al marchio comunitario, si fregia dell’indicazione di qualità ‘Prodotto di montagna’. “Sì -sottolinea- viene coltivata in un ambiente unico: in alta montagna, ma a due passi dal mare e con escursioni termiche molto forti che, insieme all’acqua di sorgente e all’aria più pulita l’Europa, aiutano la crescita del prodotto e gli donano un sapore unico, come accade anche per altri prodotti agroalimentari tipici dell’altopiano”.
Un prodotto sano, sottolineano dal Consorzio, perchè il terreno ricco di potassio unito ad un particolare microclima, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, le basse temperature invernali permettono di conservare il prodotto naturalmente senza l’utilizzo di trattamenti chimici antigermoglianti. Questo insieme alla messa al bando da parte della Regione Calabria del glifosato, fanno sì che la Patata della Sila Igp, per le sue caratteristiche organolettiche, sia unica nel panorama pataticolo italiano.
E la patata affonda le sue radici nella storia dell’agricoltura dell’altopiano. “Intere generazioni di contadini a partire dal 1800 hanno tramandato la tradizione di coltivazione della Patata rendendola la più diffusa dell’Altopiano. Ma era per una consumazione familiare, solo dal Dopoguerra è diventata un’attività d’impresa”, spiega il direttore Carli.
Oggi è una fonte primaria di sostentamento economico per le aziende di un territorio in cui non è semplice fare agricoltura. “Il disciplinare Igp -spiega Carli- prevede la rotazione triennale dei terreni, e quindi questo vuol dire che la patata può essere coltivata su un terreno solo ogni tre anni per essere quindi alternata con cereali e leguminose, che non sono colture redditizie. Quindi questo vuol dire che in quell’anno di produzione il produttore deve ricavare dal terreno, in termini di entrate economiche, tutto ciò che gli serve per andare avanti negli anni successivi, fino a quando non potrà ripiantare la patata. Stiamo quindi lanciando alcune sperimentazioni su alcuni prodotti come fagioli e lenticchie per un poter dare in futuro una rotazione remunerativa a questi agricoltori”, sottolinea.
Le semine avvengono dal mese di maggio fino giugno, mentre la raccolta si effettua da fine agosto a fine novembre. Durante tutto il periodo di coltivazione le aziende seguono scrupolosamente il disciplinare di produzione e vengono accompagnate da un servizio di assistenza tecnica, con centraline che monitorano le condizioni del terreno e indicano anche quando è necessario intervenire con l’irrigazione o quando sono presenti infestanti. “Un’efficace rete di stabilimenti di condizionamento, opportunamente coibentati, permette di stoccare il prodotto in modo assolutamente naturale fino al mese di aprile”, sottolinea Carli.
E lo stabilimento principale, di proprietà del Consorzio, a seguito di un’importante ristrutturazione, permette la lavorazione di 1.500 quintali di patate al giorno con moderne linee di confezionamento e stoccaggio e l’ottimizzazione della logistica.L’innovazione infatti è centrale per un prodotto sostenibile a livello ambientale, ma anche sul mercato. E così oltre a tutte le informazioni di legge, sulle confezioni della patata della Sila Igp è stampato un QR Code che consente, inserendo il codice lotto evidenziato in etichetta, di vedere la tracciabilità reale del prodotto. 
Oltre ad una serie di informazioni sulla storia del prodotto (azienda di produzione, varietà) è possibile visualizzare su google maps l’appezzamento coltivato e l’analisi effettuata sul prodotto acquistato che ne certifica l’assenza di residui. Anche la patata della Sila però quest’anno ha dovuto fronteggiare condizioni climatiche anomale. “Quest’anno, nonostante l’ingresso nel consorzio di nuovi produttori, abbiamo avuto un calo del 20% della produzione, a causa del troppo caldo e della siccità. Ma la qualità del prodotto è ottima e siamo riusciti ad avere sul mercato un ottimo prezzo che permetterà ai produttori di avere la giusta remunerazione”, conclude Carli.  

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